iPhone 3G: Twice as False

Twice as Fast, dice la pubblicità americana dell'iPhone, sulla rete AT&T, promettendo livelli di performance precedentemente inarrivabili.

Può essere vero. La rete 3G, ovvero UMTS, dispone in effetti di una buona capacità di banda, benchè condizionata da una copertura ancora non pari a quella GSM in altri paese (in Italia siamo messi piuttosto bene, credo soprattutto grazie alla ventata di concorrenza portata da 3.

Adesso però gustatevi questo video, in cui i realizzatori hanno messo a confronto lo stesso demo script, che nel commercial viene eseguito a velocità non rilevabili nel mondo reale. Avendo preso come “mondo reale” la più veloce esecuzione in una mezza dozzina di tentativi.

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Il nuovo Apple iProduct!

Apple iProductIn perfetto tempismo con l’imminente WWDC (La Apple World Wide Developer Conference), mi pare il caso di richiamare la vostra attenzione su questo precedente post, contenente l’annuncio, il lancio, la promessa del nuovo prodotto…nel più classico degli stili Apple.

Notate bene, il post è del Gennaio 2007!

Se vi sentite presi in giro dalla headline, mi spiace, vi capisco, ma la tentazione era troppo forte! 🙂

Ri-quoto:

Do you like Apple products? Do you live for every product announcement, every incremental upgrade, every rumor and fake screenshot? Then, get ready for iProduct!

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Chevrolet fa il verso a Citroen

Sicuramente vi ricordate la lunga serie di spot della Citroen C4, in cui la macchina si trasforma in un robot antropomorfo, che balla e corre.

Ebbene, Chevrolet ha diffuso in rete questo divertente ed irriverente video che fa il verso a quella serie.

Da gustare, soprattutto il finale, in cui il povero proprietario, ormai disperato, chiede alla macchina:
“Please, let’s go home!!!”

Google TV Ads: la pubblicità di Google va in onda

Rimane un punto assolutamente fermo ed indissolubile: il modello di business del gigante di Mountain View è sempre più basato sull’advertisement. E la cosa non stupisce, se si pensa alla quantità di denaro che viene riversato (e speso) in pubblicità.

Colpisce un po’ di più che Google cerchi di esportare il modello vincente di Adsense, basato sulla dinamicità del costo della campagna, anche nella trasmissione “su etere” (o meglio cavo/satellite) degli spot.

Nasce appunto Google TV Ads, che vi permette di:

  • scegliere il network su cui fare pubblicità;
  • scegliere la fascia oraria;
  • farvi suggerire i precedenti parametri sulla base di dati demografici in possesso di…di chi?!?!
  • stabilire il vostro budget mensile massimo;
  • stabilire (come nel caso delle AdWords) il vostro “bid” per ogni songola esposizione;
  • caricare il video da mandare in onda, da 15 a 60 secondi.

Se non avete il video o non siete in grado di produrlo, Google TV Ads vi da anche accesso al marketplace delle aziende che, per cifre che vanno dai 600 ai 10.000 dollari, possono farlo per voi.

Qui trovate una videoguida a Google TV Ads, molto esplicativa.

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Product Placement (ovvero le “marchette” al cinema!)

Ieri ho visto The Island, un b-movie (neanche troppo “b”) del 2005 che racconta di un futuribile scenario a la Matrix in cui inconsapevoli cloni sono tenuti segregati in un bunker-laboratorio dal quale solo alcuni usciranno vivi, e con non poche difficoltà.

Il film è appena guardabile (nella mia personalissima scala) grazie più a un discreto Ewan McGregor che ad una scialba Scarlett Johansson (che poi lo sapete, a me le bionde sembrano sempre tutte un po’ scialbe!).

Esaurito il commento cinematografico, veniamo all’aspetto pubblicitario. Il Product Placement – molti di voi lo sapranno – è la tecnica che consiste nell’inserire all’interno di una scena un prodotto ben riconoscibile, oppure una marca, o qualunque cosa che faccia marketing. La cosa andrebbe fatta per essere notata, ma non troppo, per non alterare la percezione dello spettatore.

Ho beccato il film in TV, iniziato da un pezzo. I due atletici protagonisti si sfidano in una realtà virtuale in cui campeggia in bella evidenza l’inconfondibile logo della console per giochi di Microsoft.

Poco più avanti, anzi…un bel pezzo più avanti, quando i due protagonisti sono già fuori di prigione, per le vie di Los Angeles, fanno una ricerca nell’elenco telefonico, usando…..MSN Search!

Cambio scena: a casa del McGregor-Originale (Tom Lincoln) il video-telefono-IP della Cisco si mostra in tutto il suo splendore. Beh, almeno in quello che si presume avrà nel 2015! E i telefoni di quasi tutte le scrivanie sono della stessa marca.

Ma arriva la chicca finale, che non poteva sfuggire al mio occhio di appassionato: la “nave” che il protagonista sogna, e che il suo “sponsor” (si chiama così, nel film, il riccone che decide di farsi fare un clone) disegna, non può che essere quella di un mostro del mare, come il Wally Power 118, della italianissima Wally Yachts (la sede è nel Principato di Monaco, ma se il fondatore si chiama Luca Bassani ci sarà un motivo…).

Incuriosito da tale sovrabbondanza di “marchette”, vado a fare una ricerca, per scoprire che ci sono quasi 30.000 risultati in Google dove “product placement” è associato a “The Island”. Ci sarà un motivo, insomma. E infatti scopro che le segnalazioni sono tantissime, che alcune mi sono sfuggite (tutti i cloni reclusi indossano abbigliamento Puma, e bevono una marca di acqua molto famosa negli USA), e che la produzione ha “tirato su” ben 850.000 dollari (ottocentociquantamila!!!) con questo scherzetto!

Potere delle marchette!!!

PS: vediamo chi di voi si ricorda qualche recente marchetta, ehm…product placement di un certo livello… Che ne so, Ducati vi dice niente? (E non è una che può sfuggire ai nerd, questa!)

Non c’è due senza…”Tre”!

Secondo Negozio 3. Questa volta è quello di Ragusa (l’unico, credo), e questa volta la proposta è di quelle veramente clamorose:

“Passi ad un altro operatore, poi ripassi a 3 così può avere la tariffa che vuole e la promozione e il telefono in concordato!”

E magari una fettina di…

Se non altro non devono aprire il database…Insomma, sul documento che descrive il piano tariffario non sono ancora riuscito a capire se è vero, ma stando a quello che mi hanno detto stamattina la tariffa Zero5 con telefono in concordato è riservata solo ai nuovi contratti. Possibile?

Caro signor “Tre”…

Logo Tre“Caro Signor Tre,
le scrive un suo affezionato e soddisfatto cliente (voce e dati), oltre che anche un po’ ammiratore (Sì, perchè io per chi innova ho rispetto ed ammirazione, anche se lo fa coi soldi…vabbè, quello è un altro post!).”
Proprio perchè sono affezionato, soddisfatto ed ammirato, ci rimango veramente male quando succedono cose come quella successa oggi, al solito Negozio 3 all’aereoporto di Fiumicino, lo stesso dove per ben due volte non sono riuscito ad attivare la TreDati che poi ho invece attivato nel negozio di Stazione Termini.
Decido giusto ieri che è il caso di passare ad un abbonamento (in modo da avere un mezzo flat sulle telefonate e 1 GB di traffico dati). Scelgo la tariffa Zero5. Interessante. E l’addetto del negozio al quale espongo il mio “profilo” mi conferma che potrebbe andare bene. E aggiunge che si può fare il porting del mio attuale numero. Ma non oggi. …. Cioè?

“Cioè dobbiamo aspettare Gennaio, ci devono aprire il database“.

“Auguri!…”

“Scusi?!?”

No, dico, auguri! Ci vediamo dopo Natale! 😉

Beacon, Facebook e la Privacy (e anche un’extension di Firefox per difendersi)

Il mondo pare avercela con Beacon, la nuova piattaforma di advertising lanciata su Facebook.
Il principio di funzionamento è molto semplice: ogni sito partner che vuole interagire con la community di Facebook può inserire nel proprio sistema poche righe di codice che notificano alla rete sociale le azioni dell’utente (avvisandolo, comunque) relative ad acquisti e navigazione. Queste storie vengono quindi pubblicate nel feed dell’utente. L’idea di base è che la pubblicazione sul mio profilo dei miei acquisti possa funzionare da passaparola, da marketing virale, verso gli altri utenti del mio social space.
Ci sono senz’altro delle cose sbagliate in questo meccanismo, la prima delle quali è il modo in cui la feature è stata introdotta, e la seconda è la poca chiarezza sul trattamento di tali dati anche nel caso che un utente decida di non pubblicarli nella pagina del proprio profilo.

Il caso clamoroso è stato quello di un utente che ha comprato su un sito (tra quelli partner di Facebook in questa iniziativa) l’anello di fidanzamento per la sua dolce metà, la quale lo ha scoperto sul news feed del proprio amato! Sorpresa rovinata, come minimo!

Vediamo cosa non va (o non andava).
Opt-in vs. Opt-out: al lancio dell’iniziativa era materialmente difficile comprendere cosa stesse succedendo, e all’utente non veniva proposto di condividere le proprie azioni, ma, al contrario, il default era il consenso. Ora questo meccanismo è stato corretto, anche se è stato segnalato che i dati vengono comunque condivisi con Facebook. Vedi punto successivo…
Le mie azioni di acquisto vengono comunque condivise: secondo questo articolo su Computerworld, le azioni di acquisto e navigazione degli utenti vengono comunque tracciate (e questo però lo diamo ormai per scontato) e spedite a facebook, anche se l’utente ha deciso di non fruire del sistema, e anche se ha già effettuato il logoff da Facebook. Un portavoce di Facebook ha detto che loro cancellano i dati: chi ci crede alzi la mano!
Gli utenti non sono informati in maniera trasparente: cosa succederebbe se Facebook facesse sapere chiaramente, a tutti i suoi utenti, cosa fa con i loro dati? Se dicesse loro che li vende ad agenzie di marketing? Tutti cancellerebbero il proprio account?

Difendersi
Non dovrebbe toccare all’utente difendere la propria privacy, è vero. Ma piuttosto che rimanere con le …spalle scoperte, magari ci si può attrezzare con un piccolo plugin che non fa altro che avvisarci con una iconcina nella statusbar se la pagina che stiamo visitando raccoglie le nostre azioni sul sito per inviarle alla piattaforma Beacon.

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Creatività + Web 2.0 = Business

Claudio Vaccaro ha pubblicato le slide del Marketing Camp tenuto a Milano pochi giorni fa. Benchè siano un po’ complesse (se confrontate con quelle pubblicate da Luca qualche giorno fa), contengono alcuni messaggi che trovo davvero “professionali”, e siccome il suo non è uno di quei blog che vedo spesso nominati “nel giro”, voglio condividerle qui. Buona lettura.

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