Le Ricerche Multilingua di Google

Nella mia ultima visita a Google, in occasione del Google I/O dello scorso Maggio, rimasi piuttosto affascinato dai due keynote di apertura delle altrettante giornate di lavori. La prima, guidata da Vic Gundotra, illustrava a tutto campo le varie aree su cui i laboratori di Google si stanno muovendo. La seconda, tenuta interamente da Marissa Mayer, focalizzata invece sul tema della ricerca. Proprio durante questo secondo speech la bionda Marissa si era lanciata in alcuni scenari che al momento io etichettai come “futuribili”, e neanche a breve. Mi riferisco in particolare al tema della ricerca multilingua. La VP di Google disse più o meno:

“Immaginate questo scenario: un utente di lingua araba – lingua poco rappresentata, percentualmente, su internet – cerca uno specifico termine, o una frase, ovviamente in Arabo. Il sistema traduce la stringa di richiesta in Inglese, interroga il più vasto repertorio di informazioni in lingua inglese (alcune nativamente in lingua inglese, altre tradotte da altre lingue durante l’indicizzazione!) e restituisce i risultati, dopo averli tradotti tutti in Arabo.”

Ora, a me questa cosa sembrò pazzesca. Pazzesca per la potenzialità ma anche per la complessità della sua realizzazione! Ecco, allora provate ad andare su Google.it. E cercate, ad esempio, “moto in finlandia”.

Risultato? Oltre ai quasi 2 milioni e mezzo di risultati che il motore vi restituisce, alla fine della prima pagina trovate questo oggettino qui:

Ricerca Multilingua

Click per Ingrandire e vedere i risultati della ricerca

Al di là della bruttezza della traduzione (“Visualizza tradotti inglesi risultati“?!?! :O ), mi pare chiaro che è l’oggetto di cui la Mayer parlava appena due mesi fa. Cliccandoci sopra si arriva a questa pagina che presenta i risultati tradotti in Italiano a fianco all’originale in Inglese!

Non compare per tutti i tipi di ricerca, ma facendo qualche prova se ne trovano diversi esempi.

Se ne scovate qualcuno, segnalatelo nei commenti.

Qualche approfondimento sul meccanismo di funzionamento si trova indagando nelle relative FAQ.

Live dal Google I/O 2008: Il futuro della ricerca e la privacy

Marissa MayerIl keynote di apertura della seconda giornata del Google I/O 2008 è affidato a Marissa Mayer, storica donna del marketing a Mountain View, e ora VP di Google per Search Products & User Experience.
Affascinando la platea con la sua bellezza ma soprattutto con la sua sopraffina capacità espressiva, Marissa ci racconta come Google affronta le peculiari criticità delle proprie applicazioni trasformandole in opportunità! (Ah, il sogno di ogni manager…)

  • E’ un gran casino tradurre l’interfaccia in 140 lingue? Facile, facciamolo fare a 250.000 dei nostri milioni di utenti in tutto il mondo!
  • E’ sarebbe costosissimo testare nuove funzionalità e misurarne il successo? Facile, facciamolo fare ad una piccola percentuale dei nostri fantastilioni di utenti mondiali?

And so on….come dicono da queste parti.
Elaboro un po’ sul secondo punto, perchè comunque mi sembra assolutamente interessante come approccio.
Ecco come funziona la valutazione della User Experience in Google: quando c’è da testare una nuova feature su quella scarna ma nearly perfect home page (chessò, un nuovo colore di sfondo per gli ads, qualche pixel di spazio in più fra il titolo ed il primo risultato, il numero di risultati nella prima pagina…), queste modifiche vengono presentate ad un certo numero di utenti. “Certo” significa molto piccolo, in percentuale, rispetto al numero totale di utenti (o di ricerche), ma enorme, in termini assoluti. I risultati vengono memorizzati ed analizzati numericamente, inserendoli nella cosiddetta User Happyness Matrix. Quali siano i parametri – le colonne – di questa matrice della felicità non è dato sapere. Ciò che è certo è che la felicità di Google (e dei suoi azionisti) è legata alle revenues. E le revenues sono legate in maniera diretta al traffico.
Quindi qualunque modifica aumenti il numero di ricerche è cool, qualunque altra che lo diminuisca è ‘na schifezza.
Ad un certo punto Marissa, verso la fine dello speech, spiega che in Google DEVONO sapere a che punto saranno le loro technologie chiave nei prossimi mesi ed anni. Almeno per i prossimi due, dice lei.
E spiega che da qui a due anni la ricerca sarà più universale (cioè mischierà più tipi diversi di media), sarà probabilmente multilingua (approfondisco dopo) ma soprattutto sarà più personalizzata!

Cosa? Per-so-na-liz-zata?!? Cioé, Google userà tutto ciò che sa su di me, le mie ricerche passate, le mie abitudini di navigazione, i miei record clinici per fornirmi dei risultati personalizzati?!? E la privacy?
“Beh, in molti casi sarà sufficiente ad esempio sapere DOVE l’utente si trova!” risponde Marissa ad uno spettatore che chiede appunto lumi sulla questione privacy.
A me questa cosa mi fa un po’ paura, ma c’è da dire una cosa: se l’utente è disposto a vendere l’anima i suoi dati personali al Diavolo a Google, pur di avere un servizio migliore…beh, c’è poco da lamentarsi. In un certo senso è lo stesso discorso dei limiti dell’approccio low cost.

Alla fine della sessione successiva (ho seguito ancora Gears) ho fermato Chris Wilson, un signore di Microsoft che ieri aveva fatto una domanda a Chris Prince proprio sui confini che dovrebbe avere la sandbox in cui Gears gira. E lui mi ha risposto che in sostanza dipende tutto da una sclta dell’utente, anche se in questo caso, in effetti, c’è la questione dell’enorme potere di google a scombinare un po’ lew cose. In pratica se l’utente avesse effettivamente un’alternativa, si potrebe fare questo discorso. Nella realtà però oggi non è così.

Lascio ai vostri commenti l’accensione dell’inevitabile diatriba sulla privacy.

Tornando alla ricerca, ed in particolare all’aspetto “multilingua”, segnalo la cosa che mi è sembrata più significativa. La bella, brava e biondissima VP di Google ha fatto l’esempio di una ricerca in lingua Araba (ma vale per tutte le lingue, of course): idealmente il sistema prende la stringa di ricerca, la traduce in Inglese (la lingua più diffusa), la confronta con un indice delle pagine scritte in tutte le lingue (e a loro volta necessariamente tradotte in inglese, questo Marissa non lo ha detto!!!), mette assieme tutti i risultati, e li mostra all’utente traducendo (in Arabo, naturalmente) tutti gli snippet e le informazioni rilevanti.

Interessante, soprattutto perchè renderebbe effettivamente i contenuti disponibili ad una platea ancora più grande.

Intanto vado a seguire un’altra interessante sessione da qualche parte…

UPDATE: ovviamente potete seguire il quasi-live da fonti ben più autorevoli

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Google I/O: la prima mezza giornata

MappinsDevo iniziare dicendo che fra i (non tanti) keynote speech di apertura che ho avuto modo di ascoltare, quello di Vic Gundotra (VP Engineering) è stato in assoluto il più concreto (anche nel senso di non scollato dalla realtà) e meno markettaro (forse molto studiato…) di tutti.

Mi dilungherò poi, in un successivo post, con alcuni commenti sulle tante cose che Vic e le sue “prime linee” hanno avuto modo di raccontare, in particolare sull’evoluzione di Internet e del Web.

Per il momento, prima di infilarmi nella prossima sessione ancora (fra Maps ed OpenSocial ho scelto la prima), vi segnalo le cose che finora mi hanno colpito di più:

  • Android che usa la bussola integrata nel cellulare per spostare il punto di vista man mano che l’utente si gira;
  • simile tecnologia utilizzata negli occhiali-visore che questo ragazzo indossa, mentre le immagini sul laptop (e quindi anche quelle da lui visualizzate) seguono il movimento;
  • la potenza di ciò che si può fare (e sembrerebbe facilmente) con le mappe e Flash;

Pensavo di aver dato uno scoop eccezionale comunicando via twitter che il Team Leader del progetto AppEngine aveva annunciato i prezzi, e invece scopro che ReadWriteWeb lo ha già fatto ieri!

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Torno a trovare Google (e vi porto un souvenir)

Questa volta a San Francisco, però, e non al GooglePlex, anche se sto facendo di tutto per scroccare un altro lauto pranzo al famoso Charlie’s Place (consiglio la cucina indiana, ma mi dicono che sono tutte buone).

Vado in occasione di quella che una volta si chiamava Google Developer Conference (sì, anche se non sono un developer!), e che adesso è stata ribattezzata Google I/O.

Two days of in-depth, technical sessions on how to build the next generation of web applications with Google and open technologies

AJAX & JavaScript, Maps & Geo, Social applications, APIs & Tools, Mobile

Vi basta come descrizione? Beh, se non vi basta, potete sempre sfruttare la meravigliosa ipertestualità di questo mezzo, e trovare l’elenco delle sessioni. Lunghissimo!

Ho deciso di concentrarmi su Social, Geo ed AJAX, per i motivi che di seguito vi espongo. Ma uno dei motivi per cui scrivo questo post è anche di raccogliere qualche vostro suggerimento, o magari anche un interesse personale, per seguire una o due sessioni che altrimenti “perderei”.

Quindi coraggio, non fate i lurker, e manifestatevi.

Social: e OpenSocial in particolare, ovviamente. Data l’importanza (mediatica ma non solo) del tema in questo momento, direi che chiunque vorrebbe saperne un po’ di più e vedere dal vivo le potenzialita (ed i limiti?) dell’applicazione di “wrapper sociali” ad applicazioni esistenti. Almeno questo è quello che mi aspetto.

Geo: tutto quanto è legato a Google Maps e Google Earth, anche se a me interessa soprattutto il primo. Un po’ perchè in molti progetti comincia a farsi strada la possibilità di utilizzare questo servizio invece che mettersi in casa una pesante infrastruttura cartografica (vedi post di oggi di Gigi sull’utilizzo nella PA di Software as a Service), e un po’ per una passione personale sul tema cartografia.

Ajax: qui tocchiamo un tema scottantissimo, che è quello dell’usabilità per i siti web della Pubblica Amministrazione, requisito non funzionale irrinunciabile, ma limitante sul piano delle possibilità. Il mio obiettivo sarebbe capire dove sta l’ottimo, fra un sito che debba rinunciare al javascript per essere accessibile ad un operatore diversamente abile, ed uno che possa offrire una buona user experience.

Disclaimer: questo post non è in nessun modo “sponsorizzato” ma per correttezza e trasparenza devo dirvi che l’invito alla conference me lo paga ReadWriteWeb, ed è per questo che a Richard MacManus, fondatore e chief editor, vanno i miei ringrazimenti. Nei ringraziamenti ci sta anche che io vi suggerisca di sottoscrivere il feed di RWW, è di per se un ottimo aggregatore di news sul tema Web 2.0. Giudicate voi.

PS: i Googlisti mi hanno già prenotato per una successiva interrogazione (mi tocca studiare!), mentre a Roberto ho dovuto promettere un chilo di gadget (mi ha colto in un momento in cui ero…distratto!). Voi che souvenir volete? Sappiate che non si accettano richieste per iPhone! 😛

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La Mappe di Google adesso con Flash!

A Google va riconosciuta una capacità: quella di dare grande ascolto alle richieste del mercato, rappresentato in questo caso dalla comunità di sviluppatori che vuole far leva sui servizi offerti da Google Maps. Da parecchio tempo in particolare molti di loro hanno manifestato il desiderio di integrare le funzionalità di Google Maps con una applicazione Flash. Ebbene, zio Google li ha accontentati con le Google Maps API for Flash.

Si tratta di un’applicazione demo sviluppata da AFComponents, che mostra alcune delle potenzialità.

Adesso tocca a voi…ecco qui una introduzione alle Google Maps API, ed il link alla documentazione ufficiale.

PS: la revisione attuale del trunk che ho linkato è la “42”. Il primo che trova il riferimento ad un libro vince…un applauso!

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Google TV Ads: la pubblicità di Google va in onda

Rimane un punto assolutamente fermo ed indissolubile: il modello di business del gigante di Mountain View è sempre più basato sull’advertisement. E la cosa non stupisce, se si pensa alla quantità di denaro che viene riversato (e speso) in pubblicità.

Colpisce un po’ di più che Google cerchi di esportare il modello vincente di Adsense, basato sulla dinamicità del costo della campagna, anche nella trasmissione “su etere” (o meglio cavo/satellite) degli spot.

Nasce appunto Google TV Ads, che vi permette di:

  • scegliere il network su cui fare pubblicità;
  • scegliere la fascia oraria;
  • farvi suggerire i precedenti parametri sulla base di dati demografici in possesso di…di chi?!?!
  • stabilire il vostro budget mensile massimo;
  • stabilire (come nel caso delle AdWords) il vostro “bid” per ogni songola esposizione;
  • caricare il video da mandare in onda, da 15 a 60 secondi.

Se non avete il video o non siete in grado di produrlo, Google TV Ads vi da anche accesso al marketplace delle aziende che, per cifre che vanno dai 600 ai 10.000 dollari, possono farlo per voi.

Qui trovate una videoguida a Google TV Ads, molto esplicativa.

[via]

Google StreetView. Fino a dove?!?

Stamattina un ex-collega e caro amico di Milano mi scrive via chat che ha visto una delle Astra nere di Google, opportunamente armata di telecamere, che viaggiava per le vie della città, anche se troppo velocemente per effettuare delle riprese. E mi sono venute in mente le recenti questioni dovute ad una eccessiva invasione della privacy, violata quando alcune di queste macchine si sono messe a percorrere pure dei vialetti privati.

Oggi Julian Lombardi ha linkato un video, assolutamente imperdibile, che ironizza su…beh, su dove può arrivare questa invasione. I due ragazzi del video cominciano ad esplorare il proprio quartiere tramite Google StreetView, e si chiedono fino a dove possono spingersi. Siamo lontani dalla realtà?!?