Google Health, le info sulla tua salute on-line?

Google HealthSe avessi chiamato il post solamente “Google Health”, molto probabilmente avreste pensato ad un typo; avreste pensato che mi riferivo ad un altro servizio. Invece no.
Di Google Health si è già parlato alcuni mesi fa, oltre un anno fa, per la precisione, ma ancora non si è visto niente on-line.
Un paio di giorni fa quelli di blogoscoped hanno intercettato una pagina di accesso al servizio, che però oggi non è più raggiungibile.

Ma, in buona sostanza, cosa fa (o farà) questo ennesimo servizio del colosso di Mountain View? In buona sostanza…potrebbe essere la vostra banca dati sanitaria, o almeno un’interfaccia di accesso ai vostri record medicali. Fra le features:

  • Costruire on-line il tuo “profilo” sanitario
  • Scaricare dalle banche dati di medici ed ospedali le informazioni che ti riguardano
  • Ottenere news ed informazioni personalizzate
  • Trovare medici e strutture qualificate (o sponsorizzate?)

Osservate che non stiamo parlando delle stesse feature di cui si discusse nel 2006: a quel tempo il focus era più la questione semantica dei termini medici, per cui inserendo il nome di una patologia, ad esempio, si veniva rediretti ad informazioni specifiche sui sintomi.

Vedremo se gli annunci riportati da Punto Informatico si concretizzeranno in un prossimo futuro…

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Sanità Sostenibile ed il Mercato dei Limoni

Ci sono arrivato …non so bene come, ma alla fine sono cascato sulla base teorica sulla quale poggia quell’interessante analisi che il Professor Fuggetta segnalava qualche giorno fa.
Si tratta di una teoria nota come “Il mercato dei Limoni“. In realtà sono certo di aver studiato la stessa teoria all’università ma solo col suo nome meno…divertente: l'asimmetria informativa.

Provo a sintetizzare i concetti: in pratica, quando in un libero mercato l’asimmetria informativa è tale per cui i compratori non hanno praticamente nessuna visibilità della qualità dei prodotti che comprano (e i venditori invece sì, altra condizione necessaria, altrimenti non ci sarebbe “asimmetria”), il mercato rischia di collassare.
Vediamo perchè: fate conto che ci siano n venditori che vendono dei limoni, di varia qualità (e ovviamente di vario prezzo). Supponiamo ora che i compratori non abbiano visibilità, prima dell’acquisto, della qualità dei limoni di uno specifico venditore. Allora potranno giudicare solo una “qualità media” del prodotto. E si potranno regolare solo col prezzo.
Il paradosso di questa situazione è che i produttori con i limoni migliori (ma percepiti pre-vendita “nella media”) finiranno per essere penalizzati. E per andare fuori dal mercato. Tra l’altro, andando via i migliori, si abbassa la media della qualità, e questo circolo vizioso si perpetua fino a quando non si riesce più a trovare un equilibrio.
In questi casi devono intervenire dei fattori esterni (ma ne discutiamo solo se qualcuno manifesta interesse) per cui tale mercato si riesce a governare, o le condizioni dell’asimmetria si riescono ad eliminare. Ed è quello che deve succedere nella Sanità, secondo l’articolo citato.

Una curiosità: “The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism” è un articolo del 1970 di George Akerlof, che discute appunto della situazione in cui si manifesta asimmetria informativa in un mercato, usando come esempio quello delle auto usate (i “limoni” sono le auto che si rivelano, dopo l’acquisto, delle fregature). L’autore, insieme a Spence e Stiglitz, ricevette il premio Nobel per l’economia nel 2001, proprio per gli studi legati all’asimmetria informativa.

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(e)Health: il futuro inevitabile della Sanità

Per puro caso nei giorni scorsi si sono sovrapposte nei miei feed due segnalazioni che, prese da sole, probabilmente non abrebbero meritato da parte mia un commento (ma una lettura sì!).

La prima di queste, che riporto dal Professor Fuggetta, riguarda un’analisi fatta da un economista Italo-Americano, tale Stephen Checchetti, il quale commenta in maniera abbastanza lucida l’approccio economico-gestionale al temadella sanità e in particolare a quello del suo costo. L’uso (mio) del temine abbastanza è dovuto al fatto che alcuni commenti mi sembrano, come dire, assolutamente personali e non necessariamente condivisibili dalle masse. Scrive l’analista:

I am not anxious to learn about my genetic predisposition to develop Alzheimer’s disease or my propensity to contract heart disease or type 2 diabetes.

Mentre questo commento è perfettamente coerente con la conclusione a cui l’economista arriva (conclusione piuttosto sconvolgente a cui arriveremo fra un attimo), non credo che possa valere per le grandi masse.

Però il concetto di base è affascinante, benchè già analizzato in tutte le sue forme: i mercati sono efficienti, funzionano, tendono a riallocare in maniera efficiente le risorse scarse. Però…

C’è un “però”. Forse più di uno. Che l’analisi dell’economista fa scaturire da un’analogia con altri mercati:

But there are times when private markets break down, and insurance is one of them. When markets fail, the government inevitably has to step in and provide insurance. That’s the case with […] insurance against the devastation from natural disasters. The future is one in which health care will fall into this same category. Even in countries like the United States, the government, not the market, will ultimately control the level and cost of the medical care we will receive.

Quindi ci sarà solo la Sanità Pubblica? Sempre secondo la ricerca la ragione di ciò nasce dall’evoluzione tecnologica e medica: la conoscenza della genetica, in particolare, consente già oggi di attribuire ad ogni “paziente” un health score. Un brutto modo per misurare il costo atteso delle spese mediche alle quali quell’individuo andrà in contro nel corso della sua vita. Ora, in uno scenario semplicificato, in cui ci sono solo individui tendenzialmente molto sani o tendenzialmente molto malati (parlando in termini di predisposizione genetica), solo questi ultimi decideranno per una (costosa) assicurazione. Il che semplicemente non farebbe funzionare il mercato.

L’analisi è a mio parere molto semplicistica, e ad esempio non tiene conto di fattori legati non solo al rischio “medico”, e legati invece alle abitudini comportamentali: i rischi di incidente, benchè non prevedibili direttamente, possono essere legati a prametri socio-demografici, ad esempio. Comunque una lettura assolutamente interessante.

L’altro “articolo” è quello legato all’ormai famoso Sicko di Michael Moore. Per chi non lo sapesse Sicko è l’ultimo reportage del giornalista-regista americano che racconta la malasanità oltreoceano. In un post che è una sorta di editoriale, dell’area Advertising di Google (but, what the he…!), spiega che molti dei loro clienti si trovano ad affrontare situazioni di pubblicità negativa, indotte dal fatto che qualcuno, facendo leva su situazioni sporadiche ma molto emozionali, trasmette dei messaggi molto negativi. E ovviamente propone una soluzione:

Many of our clients face these issues; companies come to us hoping we can help them better manage their reputations through “Get the Facts” or issue management campaigns. […] We can place text ads, video ads, and rich media ads in paid search results or in relevant websites within our ever-expanding content network. Whatever the problem, Google can act as a platform for educating the public and promoting your message.

Io penso alla Sanità in Italia, perchè non conosco quella statunitense se non per le fiction che ce la propinano o per i messaggi più o meno chiari delle news che la riguardano. E mi chiedo se un Direttore Generale di una ASL debba preoccuparsi di assumere un Responsabile Marketing e Comunicazione. Voi avete aggiornato i vostri CV?

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