Apparare i Capitoni

Nella gestione, già tipicamente complessa, di un progetto di realizzazione di un sistema informativo, la condivisione di un glossario comune a tutto il team di lavoro è uno step fondamentale. In realtà questo vale in pratica pre qualunque tipo di progetto. E se mi è concesso il paragone, una delle rappresentazioni più significative è forse disponibile nel
mondo della marineria e della vela in particolare, in cui, è noto, esistono decine e decine di termini per denotare i vari componenti ed accessori dell’attrezzatura disponibile a bordo di una imbacazione.
Ma torniamo ai nostri progetti IT. Nel confrontarmi (lo ammetto, qualche volta “scontrarmi”) col mio nuovo team di sviluppo napoletano, ho dovuto fare qualche sforzo per adeguarmi ad un linguaggio meno “accademico”, ma con interessanti spunti.
Scopro, parlando con il responsabile di uno dei componenti da sviluppare, che durante la fare di Transition (sì, perchè la metodologia di base è il RUP) è necessario “apparare i capitoni“. Devo dire che rende almeno quanto “bug fixing”. 😉
Da ciò l’idea di stendere un (divertente, spero l’intento sia chiaro) glossario di termini di project management “custom.

  • Apparare:
    mentre la traduzione principale potrebbe essere “preparare” (“Devo apparare la demo per lunedì!”), può anche essere inteso come “sistemare”. Da cui l’uso di “Apparare i capitoni” prima del rilascio di un prodotto (cfr. “capitone”)
  • Capitone:
    traduzione, anzi traslazione, visto che la natura dell’animale cambia, del “bug”, con riferimento ad un difetto del software che ne compromette le funzionalità e quindi la qualità (es. “La release e feature complete, ma naturalmente, trattandosi di una beta, qualche capitone nel codice sicuramente c’è”). La fase di “bug fixing” viene quindi definita di “apparamento dei capitoni”. Spesso si usa il diminuitivo “capitoncino”, facendo riferimento (ma non necessariamente) a bug di natura meno grave.
  • Sasicchione (o Sausicchione):
    Traduzione dall’italiano di “salsiccione” o “salsicciotto”. Usato come adattamento di vari termini tecnici, tutti facenti riferimento ad una sequesnza di byte. Ad esempio, usato al posto di “token” (es. “Io faccio le mie elaborazioni, poi passo il sasicchioneal dispositivodi firma che ne fa l’hash…”).

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